DENUNCIA – Mancano risorse, a Firenze lista di attesa per l’Alzheimer bloccata, familiare scrive a ministro e istituzioni locali
Frutto di una gestione rigida e farraginosa dei servizi, sorda ai crescenti bisogni sanitari e sociali dell’Alzheimer, e incapace di avviare percorsi di innovazione con una visione strategica
AGIPRESS – FIRENZE – “A Firenze, la lista di attesa per l’ammissione ai Centri Diurni Alzheimer è bloccata per mancanza di risorse: Azienda Sanitaria e Comune non riescono a pagare la quota pubblica della retta, quota sanitaria e quota sociale”. Questa la denuncia di un familiare di un malato di Alzheimer che per far sentire la propria voce ha scritto una lettera al Ministro della Salute, e alle istituzioni toscane regionali e locali spiegando quanto il dramma della malattia del marito, appena sessantaciquenne malato di Alzheimer, sia diventato ancor più grande dopo aver appreso dell’impossibilità di presa in carico da parte dei centri diurni specializzati pubblici che per mancanza di risorse hanno le liste di attesa bloccate. Praticamente allo stato attuale in Toscana niente sostegno economico alle famiglie per l’assistenza del proprio caro malato di Alzheimer nei Centri diurni convenzionati, chi dovesse fare domanda ora per essere ammesso, si troverebbe oltre 200 posti davanti, in una lista peraltro bloccata perchè non ci sono fondi, e per ora quindi solo chi può pagarselo privatamente può accedervi.
LA LETTERA – Nella lettera il familiare parla del grande dolore che le famiglie vivono quando scoprono la malattia di un proprio caro e ringrazia l’attività di volontariato che Aima Firenze, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, con attenzione offre sapendo “guidare, sostenere e prendere per mano” in questo percorso assai difficile. “Mi fa piacere che la mia regione, la Toscana, sia la prima che abbia deliberato la possibilità di offrire la fecondazione eterologa – scrive il familiare nella lettera – e che sia dunque la nascita e la vita il nostro obiettivo principale, ma facciamo che anche chi vive senza se stesso, depauperato dei propri pensieri, della propria volontà, della propria memoria, di ricordi, di abilità cognitive, della dignità del proprio corpo e della propria mente (un tempo laboriosa, costruttrice di bene e di attività, dedita alla società e al proprio paese, corretta e onesta verso lo Stato grazie al proprio operato, ricca di emozioni e amore verso gli altri) possa ricevere le giuste e rispettose attenzioni economiche affinché la famiglia possa accompagnare il proprio caro, con dolcezza e dolorosa serenità, verso il suo irreversibile declino”.
UNA SITUAZIONE PARADOSSALE – “Non è soltanto una evasione del diritto alla cura della persona malata – dichiara il dott. Manlio Matera, Presidente di AIMA Firenze – in una regione che ha fatto del sistema sanitario pubblico un fiore all’occhiello, ma un taglio di servizi essenziali che si traduce addirittura in uno spreco di risorse pubbliche”. In Toscana, nel quadro di un Progetto Regionale Alzheimer, avviato negli anni 1997 – 1998, è stata creata una rete di Centri Diurni che presenta caratteristiche di eccellenza, coniugando la “cura del malato”, finalizzata al contenimento dei sintomi, al mantenimento delle funzioni e alla qualità della vita, con il sostegno della famiglia nell’assistenza quotidiana. “Negli ultimi anni, l’accesso a questo servizio è diventato sempre più difficile – continua il Presidente di AIMA – creando una situazione paradossale: la lista di attesa per l’ammissione ai Centri Diurni Alzheimer nelle province della Toscana è praticamente bloccata, a fronte di una disponibilità di posti. È la conseguenza, non solo della riduzione delle risorse destinate ai servizi per la non autosufficienza, ma anche di una gestione rigida e farraginosa dei servizi, sorda ai crescenti bisogni sanitari e sociali dell’Alzheimer, e incapace di avviare percorsi di innovazione con una visione strategica”. “La preoccupazione di AIMA è che l’Ente Pubblico, oltre a non riuscire a sostenere i costi delle rette dei Centri Diurni Alzheimer, arrivi a non sostenerne i costi di gestione, il che potrebbe portare addirittura alla chiusura di alcune strutture. L’AIMA non può condividere strategie di risparmio che prevedono tagli di servizi per una malattia che, oltre a devastare la persona colpita, devasta la sua famiglia, con un grave deterioramento di qualità della vita” – conclude Matera.
Agipress